Quella sabbia rossa che sporca le nostre auto con la pioggia non è sabbia comune, ma polvere di microalghe. Questa polvere proviene dalla depressione di Bodélé, il punto più basso del Sahara, un'area lunga 500 km e larga 150. Qui, si sollevano 700.000 tonnellate di polvere al giorno per circa 100 giorni all'anno. Questa polvere è composta principalmente da diatomite, o farina fossile, che sono resti di microalghe unicellulari chiamate diatomee. La depressione di Bodélé era un tempo un lago gigantesco, il Mega Chad, che si estendeva per 400.000 km². Circa 10.000 anni fa, questo lago iniziò a prosciugarsi, lasciando dietro di sé depositi di diatomee che oggi si sono trasformati in rocce sedimentarie stratificate. A causa della morfologia del terreno e dei venti persistenti, la polvere di diatomee viene continuamente erosa e trasportata per migliaia di chilometri. Spinta dagli Alisei, attraversa l'Atlantico e raggiunge la Foresta Amazzonica, dove arricchisce il suolo di ferro, fosforo e altri minerali. Questa polvere nutre non solo le foreste ma anche gli ecosistemi marini, con oltre il 70% del ferro nei fondali oceanici proveniente dal Sahara. Tuttavia, questa polvere ha anche un lato negativo: può danneggiare il sistema respiratorio umano, contribuendo all'inquinamento dell'aria. Studi hanno rilevato che nelle regioni africane sottovento, l'alta concentrazione di polvere nell'aria è legata ai tassi di sopravvivenza dei bambini oltre l'anno di età. Nonostante i suoi benefici ecologici, la polvere sahariana rappresenta una sfida per la salute umana. Il nostro pianeta continua a dimostrare le sue sorprendenti capacità di equilibrio e adattamento, come dimostra la relazione tra il Sahara e l'Amazzonia.