Nell'analisi di Marco Travaglio riguardante la crisi ucraina, emerge una critica marcata verso la gestione occidentale del conflitto. Secondo il giornalista, nonostante vi fossero le premesse per un dialogo costruttivo verso la pace, le azioni intraprese dall'Occidente, in particolare dagli Stati Uniti e dai paesi dell'Unione Europea, hanno privilegiato la via del riarmo piuttosto che quella della negoziazione con la Russia.
Travaglio descrive con particolare disapprovazione i piani di riarmo e le politiche di supporto militare all'Ucraina, interpretandoli come ostacoli diretti alla ricerca di una soluzione pacifica. Sottolinea, inoltre, come queste scelte siano in contrasto con la volontà di negoziare un accordo che potrebbe fermare l'avanzata russa, salvaguardando ciò che resta dell'integrità territoriale ucraina.
La narrazione di Travaglio non si limita alla critica delle politiche attuali, ma ripercorre anche momenti chiave pregressi che, a suo avviso, hanno contribuito ad alimentare le tensioni: dall'approvazione di leggi che hanno degradato lo status della lingua russa in Ucraina, alle ambizioni di integrazione dell'Ucraina nella NATO, percepite come provocazioni da parte russa.
Attraverso il suo intervento, Travaglio invita a una riflessione sulle opportunità mancate per il dialogo e sulla necessità di riconsiderare le strategie per il futuro, con l'obiettivo di ripristinare la pace in un contesto segnato da profonde divisioni e da un crescente disallineamento tra le dichiarazioni di intenti pacifici e le azioni concrete.