CC - Foto di Andréanne Germain |
Il monopolio RAI nel campo dell'informazione è stato praticamente abolito dalla sentenza N° 225 emessa dalla Corte Costituzionale nel 1974. Questa sentenza riguardava centinaia di CB su cui pendeva un processo per essere stati sorpresi ad usare i loro ricetrasmettitori e rivoluzionò il mondo delle comunicazioni via etere, riconoscendo a soggetti privati il diritto di impiantare emittenti radiofoniche su scala locale con costi relativamente bassi e ponendosi, seppur in modo solo abbozzato, in concorrenza con la RAI fino ad allora unica fonte di trasmissioni radiofoniche e televisive in Italia. Vere e proprie "navi scuola" per speaker, tecnici, autori e giornalisti, erano tipiche non solo delle città, ma soprattutto della provincia italiana. Aprire una radio libera o collaborare a una di esse era per i giovani uno dei pochi modi a disposizione per comunicare. Rispetto alle radio "tradizionali", le emittenti private trovarono un punto di forza proprio nella limitazione territoriale che imponeva scelte di programmazione indirizzate a "target" facilmente individuabili; difficilmente un'emittente poteva coprire un'intera provincia per la limitazione imposta dalla banda FM, il cui segnale non può coprire grandi aree a meno di non ricorrere a più ripetitori.