È successo in un ospedale di New York. La vittima, un infermiere, è stato ritrovato nudo in una zona appartata del nosocomio. La polizia sta indagando ma al momento non ci sono sospetti e probabilmente il caso verrà archiviato. Inizia così un articolo pubblicato su Today - Citynews del 12 giugno 2016, mentre scorrevo notizie dell'ultim'ora per raccogliere informazioni per il nostro Blog, inciampo e credo non sia scorretto usare questo termine in questo caso, su questa squallida notizia.
Confesso che in un primo momento la mia reazione è stata una risata perplessa, reazione forse condivisa con alcuni di voi che l'hanno letto.
Dopo pochi attimi, forse per quell'empatia che tanto ci insegnano durante gli studi, forse per spirito di corpo e professione, non saprei, la mia risata si è trasformata in un sorriso gelido.
Empatia è di fatto mettersi nei panni delle persone che stanno vivendo momenti di vita (almeno nel nostro lavoro) particolarmente critici e in questo caso, invece di mettermi nei panni di un malato da assistere mi sono messa nei panni dell'eventuale moglie, figli, o madre di questo collega.
Parlo di collega perché di infermiere si tratta, ma sarebbe stata la stessa cosa per qualsiasi individuo su questa terra che perde la vita in circostanze sicuramente poco dignitose, ma che comunque non dovrebbero essere materia di scoop giornalistici.
A mio avviso, la dignità umana vale molto di più di una notizia che per i primi tre minuti può creare critica o far ridere qualcuno, la dignità umana quando l'evento non ha creato danni per nessuno, in questo caso solo a lui stesso, va categoricamente preservata.
Come scrive l'articolo, il caso verrà probabilmente archiviato, il nome della persona non è stato fatto, ma non credo ci siano milioni di infermieri che muoiono di arresto cardiaco in ospedale ogni giorno, quindi il nome viene fuori da se.
Con la mia empatia, mi sono messa nei panni della moglie, derisa, in alcuni casi consolata, oppure additata come la vedova di quell'uomo che muore mentre si masturba davanti a un film porno e per giunta in turno in ospedale.
Mi sono messa nei panni degli ipotetici figli, che verranno sicuramente dileggiati alle spalle quando va bene, rimasti orfani di un padre che si faceva le seghe davanti a un monitor.
Mi sono messa nei panni dei genitori e soprattutto di quella famiglia che non solo vive la tragedia di un lutto, ma anche l'intima vergogna ogni volta che dovranno aprire il portone e affrontare gli occhi della gente e le dita che li indicheranno.
Il caso probabilmente verrà archiviato, nessun reato se non un' infrazione deontologica o morale come tante.
Adesso io mi chiedo e spero che ve lo chiediate anche voi, a cosa è servito questo oltraggio alla dignità umana?
A voi i commenti.
Alessandra Lombardi